PUGNOZEN: LA MENTE VIENE PRIMA DEL PUGNO - ACCADEMIA ARTI ORIENTALI ASD
Il maestro Seikichi Toguchi, allievo di Seko Higa e Chojun Miyagi, dice che, nella creazione di questo sistema Shorei Kan, ha strettamente seguito un principio fondamentale: la conservazione della vera tradizione del Budo (la via dell'arte marziale) di Okinawa.
"Nel mio metodo le tecniche dovevano essere quelle del Karate Goju Ryu tradizionale, mentre lo spirito doveva essere pervaso di religiosità, in quanto il sistema insegna Hito No Michi, la via dell'umanità.
Hito no Michi è la via che gli esseri umani seguono se praticano On, la Virtù (pietà gentilezza, dovere, favore) nei confronti di genitori, insegnanti e di chiunque li circondi.
Se riusciamo ad assimilare questo concetto attraverso la dura pratica del Karate Shorei Kan, sino a che diventi parte integrante della nostra natura, impareremo ad apprezzare le cose di tutti i giorni e a vivere pacificamente.
Con la speranza di comunicare questo messaggio a tutti, ho chiamato il mio sistema di karate col nome di Shorei Kan, ossia "scuola delle buone maniere e della gentilezza".
Nella mia scuola pretendo molta disciplina dagli allievi, in quanto non voglio coltivare dei vegetali, ma dei grandi alberi di pino svettanti sul bordo di un precipizio. In questa immagine: i vegetali sono quegli allievi il cui progresso mentale e spirituale non va di pari passo con l'apprendimento delle tecniche di karate.
Un albero di pino rappresenta invece quell'allievo che raggiunge un elevato livello non solo dal punto di vista tecnico, ma anche mentale e spirituale.
Il Sig. Tamano è uno dei pochi miei allievi che hanno continuato a studiare con me da quando iniziai a insegnare Karate a Tokio, egli è inoltre il mio solo allievo che vive in Europa e che si è dedicato a diffondere il Karate Shorei Kan nel mondo".
Il karate Tradizionale di Okinawa è il Karate Budo (la via delle arti marziali); è un tipo di karate che viene praticato come arte marziale e non come sport agonistico.
Nel Budo "via" sta a indicare la via lungo la quale ci si incammina per realizzare il proprio vero Io, o, come si dice nel Buddismo Zen, per raggiungere l'illuminazione.
Il Budo va quindi oltre il lato tecnico di un'arte di combattimento essendo in stretta relazione con i suoi aspetti mentali e spirituali; il Maestro Chojun Miyagi, fondatore del Goju Ryu, in un suo articolo intitolato "Karate Do Gairyaku" scrive: il fine ultimo del Karate è il raggiungimento dell'illuminazione spirituale.
Nel Karate Budo, oltre alle parate, esistono svariate tecniche di attacco come pugni, calci, proiezioni, leve, ecc. Furono create allo scopo di essere in grado di combattere, in qualsiasi circostanza, contro ogni tipo di violenza fisica. Il karate sportivo utilizza solo due tipi di tecniche di attacco: i calci e i pugni; le altre tecniche che sono tipiche del karate budo non vengono utilizzate, perché non sono adatte alle gare.
Ad esempio il judo è la versione sportiva del jujitsu, proprio come il karate agonistico è la versione sportiva del karate Budo; chi è dedito al karate sportivo afferma che la sua pratica ha un'influenza benefica sia sul fisico che sulla mente, mentre il principale obbiettivo del karate budo è quello di perseguire il miglioramento mentale e spirituale tramite la pratica delle tecniche marziali del karate.
Vediamo ora alcuni aspetti del karate budo:
1) Karate Budo e Zen (Religione)
2) Karate Budo e Sonae (prontezza)
3) Karate Budo e Rei (cortesia, buone maniere)
4) Karate Ni Sente Nashi (non si attacca per primi nel karate)
Le tecniche del Budo furono create nel corso dei secoli allo scopo di ottenere la vittoria sia nei duelli individuali che nelle guerre.
In ogni tipo di combattimento non ci si può liberare dall'idea della morte, perché essere sconfitti può facilmente significare morire.
Nel Budo diventano allora più importanti i metodi per vincere la paura della Morte che non le semplici tecniche di combattimento.
Lo spirito e lo stato della mente diventano le principali preoccupazioni dell'arte. In Giappone gli antichi Samurai si impegnarono a fondo per risolvere questo problema e infine compresero che la soluzione poteva essere trovata raggiungendo quello stato di illuminazione che era predicato dal Buddismo.
I Samurai furono particolarmente attratti dalla dottrina della scuola Zen. Essi scoprirono che Budo e Zen perseguivano lo stesso fine.
Nel Karate questo concetto viene espresso dalle seguenti parole "Ken Zen Ichinyo" cioè "I pugni e lo Zen sono una cosa sola".
Molti Samurai praticavano la meditazione Zen, ma essi si resero conto che le pratiche religiose non erano le uniche per arrivare all'illuminazione e che a ciò si poteva pervenire anche tramite il duro allenamento delle tecniche del Budo.
Compresero che i principi del Budo potevano venire applicati anche nella vita di ogni giorno; per costoro il Budo divenne un metodo di vita.
Anche per noi il Karate Budo deve essere una via e deve guidare la nostra vita. Quindi il Karate Shorei Kan Goju Ryu ha ereditato lo spirito del Buddismo Zen.
Nel Buddismo è ammesso utilizzare la forza a scopo di difesa e un monaco deve cercare di non farsi uccidere, altrimenti non potrà più predicare la clemenza del Budda alla gente.
Gli antichi Samurai erano sempre vigilanti e non potevano rilassarsi facilmente nella vita di ogni giorno, perché potevano venire attaccati dai loro nemici in qualsiasi luogo e in ogni momento. Anche ad Okinawa, fino a poco tempo fa, erano comuni le cosiddette prove di abilità o Kakidameshi fra i praticanti di Karate.
Per esempio, noti maestri di Karate potevano venire attaccati di sorpresa da persone che, se riuscivano a batterli, diventavano famosi; non si trattava di sfide per la vita o la morte, ma lo sconfitto era disonorato.
Lo stesso maestro Toguchi nel suo saggio "Lo Zen e la Via del Guerriero" ha scritto: " In quei giorni ad Okinawa, se un praticante di Karate incominciava ad essere popolare, poteva facilmente venire attaccato da teppisti che speravano di sconfiggerlo e diventare in tal modo famosi.
Io camminavo sempre lungo il lato sinistro della strada, per non lasciare esposta la mia parte sinistra del corpo. Stavo particolarmente attento agli angoli dietro ai quali non potevo vedere. Quando arrivavo a casa bussavo alla porta per fare sapere alla mia famiglia che ero arrivato. Facevo un giro intorno all'isolato guardando attentamente in ogni direzione; entravo infine dalla porta posteriore".
I Samurai, analogamente ai moderni praticanti di Okinawa, studiarono seriamente come fosse possibile mantenere una costanza vigilanza, infine essi scoprirono che era indispensabile esercitare sia la vigilanza o prontezza (Sonae) mentale che quella fisica.
La prontezza mentale nel Karate Budo è quello stato in cui la mente vigila su quanto ci circonda, senza tuttavia che ciò la assorba completamente; ad esempio se la nostra mente è in continuazione preda della paura che qualcuno ci attacchi, questo è uno stato mentale di paura, non di vigilanza o prontezza (Sonae).
Nel Karate Budo la prontezza mentale (Kokoro NO Sonae) è quello stato della mente che ci rende pronti a fronteggiare un pericolo, ovunque e in qualsiasi istante.
Nel Budo lo stadio finale della prontezza (Sonae) mentale viene definita nella parlata giapponese col termine "Fudoshin". Fudoshin significa "Mente Irremovibile, Immobile" o anche "Mente Attenta".
Fudoshin è lo stato mentale che tutti i Budoka (praticanti di arti marziali) dovrebbero cercare di raggiungere. Il maestro Toguchi spiega la stessa cosa con parole diverse: egli afferma che Fudoshin è lo stato mentale che ci rende capaci di sorridere in ogni occasione.
"Se non sai sorridere non devi combattere mai, saresti infatti molto rigido per usare le tecniche di Karate e verresti sconfitto. Ma se sai sorridere che bisogno hai di combattere?"
Non dobbiamo pensare che l'essenza del Karate sia un semplice sorriso, il maestro Toguchi afferma che tale essenza è la capacità di sorridere in ogni occasione. Con queste parole egli intende dire che dobbiamo essere noi stessi in qualsiasi circostanza. Nel momento della difficoltà tendiamo mentalmente a perdere il controllo su di noi e veniamo facilmente influenzati dalla situazione esterna.
Se invece saremo capaci di sorridere in ogni occasione e specialmente nei momenti difficili, per lo meno gli altri non riusciranno più a controllarci.
È una cosa facile da dire, ma quasi impossibile da fare, ma questo deve essere il nostro obbiettivo finale.
Questo è lo stato mentale che può essere ottenuto tramite una dura e lunga pratica del Karate Budo Shorei-kan.
La prontezza fisica (Karada No Sonae) consiste nel mantenere posizioni ben equilibrate quando si è in piedi, quando si cammina, quando si è seduti e in ogni circostanza, in modo da poter prontamente far fronte a un attacco improvviso.
Otterremo un buon equilibrio se saremo concentrati nel Tanden, un punto situato nella parte centrale del corpo situato tre dita sotto l'ombelico.
Solo con un corpo ben equilibrato le tecniche di combattimento sono efficaci.
Chi riesce a mantenere una costante prontezza sia mentale che fisica offre ben poche aperture per un attacco: bisogna vivere e stare nel presente, "Qui ed Ora".
Gli antichi praticanti scoprirono che la prontezza mentale e quella fisica sono interdipendenti e compresero che lo stato fisico influenza quello mentale e viceversa.
Lo stato di Fudoshin non può essere raggiunto facilmente se la postura del corpo non è corretta e questa non può essere buona se la mente non è stabile.
In altre parole una corretta postura e lo stato Fudoshin ci sarà utile non solo nell'eventualità di un combattimento, ma anche nella vita di ogni giorno.
La stabilità mentale e una buona postura, che sono anche indici di buona salute, sono le chiavi per una vita felice.
Ecco perché il Budo è la Via: la via delle arti marziali, ma anche una via e un metodo di vita.
In Giappone si usa la seguente massima: "Il Budo inizia con Rei e termina con Rei". Rei è la cortesia, le buone maniere e la prima cosa che un principiante di Budo deve apprendere è Rei.
Rei diventa un elemento assai importante a causa delle relazioni esistenti fra il Budo e lo spirito o lo stato della mente. Pur perseguendo gli scopi marziali, gli antichi praticanti anteponevano la pace al litigio; se la principale preoccupazione è vincere, prevarrà la legge della giungla.
Di conseguenza in Giappone qualsiasi praticante di arte marziale che non dia importanza a Rei non viene considerato parte del Budo, ed a Okinawa, a prescindere dal Karate, Rei viene considerata la più importante virtù da perseguire.
L'imperatore cinese, colpito da tanta gentilezza, nel sedicesimo secolo inviò al Re delle Ryukyu una targa con la seguente iscrizione:"Surei No Kuni" ossia "Il paese della buona educazione".
Il Maestro Seikichi Toguchi ha chiamato la sua scuola Shorei Kan, ossia scuola del rispetto e delle buone maniere. Con tale nome egli ha voluto mettere in evidenza l'essenza del Karate di Okinawa.
Il Karate Budo non è un'arte per uccidere né uno sport, è la via per promuovere la pace tra gli uomini, non si tratta di una semplice manifestazione di buona volontà, armonia o amicizia; anche se regna la pace i karateka devono sempre essere vigilanti, sempre pronti a combattere.
Dopotutto il Karate Budo è un'arte marziale e, dietro un'atmosfera pacifica, deve essere presente lo spirito combattivo.
Nel Budo questo è il significato di Rei.
Questa frase significa: nel Karate non si deve attaccare per primi, ma il detto si riferisce all'aspetto morale, non tecnico dell'arte. La massima ci ammonisce dunque a non usare il Karate per amor di violenza.
Tuttavia, se siamo in pericolo, o se qualcun altro lo è e non possiamo assolutamente evitare le tecniche di Karate, non dobbiamo esitare ad attaccare aggressivamente il nostro avversario.
In questo caso la massima diventa "Karate Ni Sente Ari": nel Karate si attacca per primi, specialmente se abbiamo a che fare con molti avversari, è sempre bene anticipare il loro attacco.
Lo stesso maestro Toguchi, attaccato da 18 yakuza (mafiosi giapponesi), applicò il principio di attaccare per primo, se avesse assunto un atteggiamento passivo sarebbe stato sconfitto, gravemente ferito o ucciso; ad Okinawa è conosciuto come il "Duello di capo Zampa".
Sente, utilizzato in molti tipi di Budo giapponese, è composto dalla parola Sen (significa primo, iniziale, davanti) e Te (mano).
Vi sono tre tipi di Sente e precisamente:
1) Sen Sen No Sen
2) Sen
3) Go No Sen
Sen Sen No Sen
Letteralmente significa "davanti e davanti al primo attacco".
In questo tipo di Sen si esegue un movimento iniziale, non necessariamente un attacco fisico vero e proprio, non appena si percepisce l'intenzione aggressiva dell'avversario.
Sen Sen No Sen è lo scopo finale del Budo, è un traguardo molto difficile da raggiungere, ma, sotto una buona guida, è possibile arrivare a quello stato mentale che consente l'uso dell'attacco Sen Sen No Sen.
Sen
Go No Sen
Go significa: tardi o dietro, Go No Sen vuole allora dire "primo attacco un tempo dopo".
Se uno non riesce ad anticipare l'attacco, può bloccare o schivare l'assalto dell'avversario e portargli un contrattacco.
Sebbene il contrattacco non sia un attacco iniziale, esso viene considerato un tipo di Sen (primo), perché in esso dobbiamo mettere lo spirito dell'attacco iniziale e la volontà di prendere l'iniziativa. Ecco cosa viene definito Go No Sen. Si dice che nel Budo il segreto della vittoria stia proprio in Sen (primo). Senza di esso non è possibile arrivare a quello stato mentale che ci permette di usare l'attacco Sen Sen No Sen.
Nel sistema Shorei Kan vengono studiati molti tipi di kumite (combattimento): Kiso Kumite (combattimento a coppie), Bunkai Kumite (combattimento a coppie della sequenza dei kata), ecc..., dove impariamo il principio dell'attacco Go No Sen (primo attacco un tempo dopo), mentre con lo Shiai kumite (combattimento libero a coppie) si apprende il principio Sen dell'attacco iniziale.
La pratica dei due principi Go No Sen e Sen, ci porta gradatamente al livello di comprensione del principio Sen Sen No Sen (davanti e davanti al primo attacco).