PUGNOZEN: LA MENTE VIENE PRIMA DEL PUGNO - ACCADEMIA ARTI ORIENTALI ASD
Il Bo, o bastone di Okinawa, è chiamato anche Rokushanku-Bo (bastone lungo sei piedi); è fatto di quercia rossa, un legno molto duro, resistente e flessibile, introvabile in occidente. La sua lunghezza è di un metro e ottanta centimetri; naturalmente questa non è una misura assoluta, in quanto la lunghezza del Bo deve essere proporzionata a chi la usa. La forma usata attualmente è tonda, ma a sezione biconica, il centro del bastone è di circa 2,5 cm, mentre le estremità misurano entrambe 2 cm. In passato non venivano usati bastoni molto lunghi, perché l’attrezzo doveva venire usato non solo all’esterno ma anche all’interno delle case di Okinawa che avevano soffitti molto bassi.
Il Bo viene idealmente diviso in tre parti: quella superiore si chiama Ten (cielo), quella di mezzo Jin (uomo) e quella inferiore Chi (terra). Come si vede nella figura Ten e Chi sono di uguale lunghezza, Jin risulta un pò più corto.
L’ uso del bastone risale ai primordi della storia dell’uomo, e si perde nella notte dei tempi.
In Giappone il bastone viene chiamato Bo ed è lungo nove piedi; c’è un bastone più corto detto Jo, lungo circa un metro, che ha acquisito molte tecniche dal Kendo (spada giapponese).
In India il bastone viene chiamato Lathi e il suo interno è completamente pieno, la lunghezza è di circa metri 2,30 e viene impiegato con tecniche rotatorie tali da costituire un vero e proprio scudo di protezione attorno a sè, molto utile per controllare e tenere a bada un certo numero di persone.
In Cina il bastone viene chiamato Kuin e il suo uso prevede tecniche rotatorie e continue con leggere differenze tra le scuole del nord e del sud.
Nelle Filippine esiste un bastone corto di circa 90 cm che viene impiegato a coppia; detta arte viene chiamata Arnes De Mano.
In Tailandia esiste il Krabi-Krabing che significa spada e bastone.
In Francia viene usata la Canne (termine francese del bastone da passeggio), che è più nobile del bastone; il bastone è rustico, mentre la canne è raffinata. Come armi abilmente maneggiate sono pari, un uomo abile può scoccare in quindici secondi fino a ottantadue colpi di canne. Lo studio del bastone precede quello della canne; il bastone allena due braccia, mentre la canne un braccio solo.
Concludiamo citando in Italia la Paranza (l’arte del bastone siciliano); è una disciplina da combattimento che risale al 1200 ed è usato come strumento di lavoro e come arma da difesa contro occasionali assalitori o animali selvaggi da contadini e da pastori. Il bastone è fatto di legno di ulivo e viene maneggiato a due mani, con movimenti rotatori continui chiamati mulinè. Oggi il bastone resta a livello d’arte tramandato di padre in figlio, da amico ad amico.
L’ uso del Bo nell’eseguire le varie tecniche aiuta a migliorare le posizioni e l’assetto simmetrico del corpo. Ad esempio, nella parata alta Jodan Uke, le mani, le spalle e il bacino devono essere sulla stessa linea, altrimenti non c’è equilibrio nella tecnica. È un’ottima arma che aiuta tutti i praticanti di karate a correggere eventuali squilibri esistenti nelle varie parti del corpo.
Il Tonfa è un attrezzo la cui lunghezza va dal gomito alle punta delle dita, con un manico laterale a sezione rotonda che tende ad allargarsi verso la fine per non farlo sfuggire alla presa durante il maneggio. Quest’arma contadina deriva dall’impugnatura della macina da mulino, viene utilizzata sia come difesa (per proteggere gli avambracci) che come attacco. Usa delle tecniche sia lineari che rotatorie; da quest’arma deriva il manganello oggi in dotazione presso le forze di polizia in vari paesi anche occidentali. È un’arma particolarmente indicata per la difesa personale, soprattutto di fronte alle armi bianche.
Il suo particolare uso rafforza e rinvigorisce gli avambracci, i polsi e la presa delle mani.
Il Sai è un pugnale usato dalla polizia di Okinawa; è dotato di una lama a sezione ottagonale (Mine) che va all’incirca dal polso fino al gomito, da due bracci laterali ricurvi (Komine) che terminano a punta (kissaki); il manico (Tsuka) e il pomo in testa al manico (usudai) sono a sezione circolare, una volta terminavano a punta per essere più pericolosi. I sai vengono usati a coppia; un terzo sai, che viene inserito nella cintura, viene utilizzato quando uno dei due viene lanciato. Il sai come difesa viene utilizzato per proteggere gli avambracci, ma anche per bloccare e rompere la lama di una spada con i bracci laterali (komine).
Nelle tecniche di attacco il sai può essere utilizzato per penetrare o sfregiare con la punta, colpire con la parte della lama, con il pomo del manico, per agganciare con i bracci laterali e infine essere lanciati.
Il sai non è altro che un adattamento all’uso pratico di un oggetto iconografico comune alla cultura sacra indiana; infatti in numerose raffigurazioni, il Dio Indra, nota divinità indù, è stata raffigurata con in mano un’arma terminante in cima con un tridente dalla cui imitazione si pensa sia derivato il sai. Mentre le altre armi tipo il tonfa, il nunchaku ecc., traggono origine dagli strumenti di lavoro dei contadini, il sai non è uno strumento contadino, ma affonda le sue radici nel sacro. Il sai utilizzato dagli abitanti di Okinawa era sicuramente molto diverso da quello utilizzato nel kobudo contemporaneo.
Il suo particolare uso rafforza gli avambracci, e scioglie le articolazioni delle dita e dei polsi.
Il Nunchaku, tipico di Okinawa, è formato da due corti bastoni (kon) di legno a sezione ottagonale, leggermente più larghi alle estremità e uniti da una corda (himo). La lunghezza di un bastone (kon) deve essere uguale a quella del proprio avambraccio (misurato dal polso al gomito). Ad Okinawa viene utilizzato il legno di quercia rossa, o un legno nero chiamato Kuruchi. La corda (himo) gioca un ruolo vitale nel nunchaku: deve essere ben resistente e ben fissata ai bastoni (kon). La lunghezza della corda (himo) deve essere di tre dita tra i due bastoni (kon) per avere un buon controllo del nunchaku.
Le tecniche usate sono:
a) come impugnare il nunchaku – mochikata
b) tecniche fondamentali di rotazione – kihon furi
c) tecniche per afferrare un bastone libero – osame
d) tecniche di attacco – kogeki waza
e) tecniche di parata – uke waza.
Strumento agricolo di origine antichissima, il nunchaku veniva impiegato per battere i fasci delle piante di riso dopo l’essicazione o comunque per espellere chicchi di qualsiasi altra pianta similare. Il nunchaku è senza dubbio l’arma più conosciuta delle armi del kobudo (resa famosa in occidente dai films di Bruce Lee, impareggiabile funambolo dello strumento)
Il suo maneggio, a differenza di altre armi, richiede un’eccezionale prontezza di riflessi, moltissimo allenamento specifico e, quel che più conta, una capacità non comune di dominio della contrazione e decontrazione muscolare e dell’uso di tutto il corpo nello sferrare gli attacchi. Si tratta di un’arma di offesa, ma può essere utilizzata anche per difendersi.
Il Kama è un’arma contadina e deriva dai falcetti utilizzati per l’uso quotidiano del tagliare erba o similari.
Una variante del kama è l’utilizzo di due falcetti legati ai polsi con una funicella ( himo tuki nichogama), un’altra ancora è la falce lunga (cho kama), un kama montato su un bastone lungo circa 1,5 m.
L’utilizzo del ferro per gli strumenti agricoli ad Okinawa risale circa al 1200; venne usato per la prima volta come arma durante una rivolta contadina intorno al 1300, evolvendosi poi nel suo uso marziale fino ai nostri giorni. Le tecniche di kama necessitanodue mani: la mano che tiene il kama applica delle tecniche di parata, mentre l’altra applica immediatamente degli attacchi. A volte per parare si utilizzano due kama, l’uso dei quali è previsto anche per il contrattacco (ad esempio nel taglio del collo).
Vengono applicate molte tecniche lineari abbinate alla rotazione del corpo. Per colpire si utilizza la punta del kama al fine di eseguire tecniche di penetrazione, la lama per tagliare le varie parti del corpo più vulnerabili (polsi ,ginocchio, testa, ecc.), la punta del manico per colpire con attacchi diretti nei vari punti vitali del corpo, la parte opposta alla punta della lama, dove si inserisce il manico, viene utilizzata anch’essa per tecniche di percossa (tempie, ecc.), la parte finale del manico, dove si unisce alla lama, e il manico stesso servono per eseguire tecniche di parata.
Il kama è un’arma che richiede notevole destrezza e maneggevolezza per poter passare da tecniche di parata a contrattacchi veloci ed efficaci.
Il suo particolare uso rafforza i polsi e le articolazioni delle dita e le rende particolarmente sciolte fortificandole nel medesimo tempo.
Il remo Eikudi è una tecnica dei pescatori di Okinawa sviluppatosi per merito di un pescatore di Tsuke-Jima che si chiamava Akanchu.
Le tecniche di attacco vengono eseguite con la punta della pala, con la punta del manico del remo e con il taglio delle pale del remo, mentre quelle di parata avvengono con la parte media del manico del remo e con la pala stessa. Il remo è poi adatto per eseguire la tecnica di sunakake, cioè per gettare la sabbia negli occhi all’avversario, che si esegue infilando la punta della pala del remo nella sabbia per poi sollevarla con un movimento del remo verso l’alto.
È un’arma che affascina e che viene usata molto spesso dai grandi maestri nelle dimostrazioni di kobudo: io stesso ne ebbi riscontro durante una dimostrazione attirando l’attenzione dei praticanti di kendo (spada) e i loro elogi per l’uso di questa particolare arma, usata dai contadini di Okinawa, che loro non avevano mai visto.
Il tekko ( tira pugni ), il cui uso sta a significare mano di ferro, ha delle tecniche semplici ma devastanti, grazie a questa protezione di ferro attorno al pugno.
Somiglia molto ad una staffa di equitazione: la sua impugnatura è lineare, mentre la parte che va da un’estremità all’altra è curva.
Gli attacchi avvengono con la parte laterale dell’impugnatura, o con la parte frontale.
Il suo uso particolare rafforza la presa delle mani.
Il Nunti somiglia ad un doppio sai: è composto da un’asta appuntita alle estremità, con al centro due bracci ricurvi ed appuntiti uno opposto all’altro, mentre nel sai vanno entrambi nella medesima direzione.
In Cina esiste un manuale che si chiama “Bubishi”, nel quale si afferma che tale arma è nata all’epoca della dinastia Ming, introdotta poi ad Okinawa circa nel 1400.
Gli attacchi avvengono con le relative punte e con i bracci ricurvi.
Le parate avvengono con un solo nunti utilizzando la parte dell’asta, o con due nunti incrociandoli nella parte centrale, dove sono situati i bracci laterali; per le parate circolari si usa la parte dell’asta.
Il suo uso particolare aumenta la scioltezza delle articolazioni delle mani e dei polsi.
Il Timbei (scudo) nella pratica marziale è abbinato ad una lancia corta della lunghezza di un avambraccio.
Lo scudo in origine poteva essere costruito in diversi modi: dalla lavorazione della corteccia di un albero che veniva trattata con un olio per modellarne la forma e renderla più resistente, o con un telaio di bambù ricoperto con pelle di bue o di ferro.
Le tecniche di parata avvengono con lo scudo, mentre con la lancia corta si eseguono delle tecniche di attacco.
Il nunti montato all’ estremità di un bastone (Bo) della lunghezza di 1,5 m compone un’arma che viene chiamata Nunti-Bo, le cui tecniche sono similari alle tecniche di Bo; alcune differiscono proprio per il nunti che è montato all’estremità e che permette delle tecniche di agganciamento con il braccio laterale del nunti; questa arma viene usata con due nunti infilati nella cintura che possono venire lanciati contro l’avversario.
Le parate avvengono con il bastone, mentre gli attacchi avvengono con la punta del nunti e con l’estremità del bastone (Bo); gli attacchi circolari si eseguono agganciando l’avversario con il braccio laterale del nunti e quelli verticali con la parte appuntita del nunti.
Il Teccu (tira pugni cilindrico), a differenza del tekko, è un’arma penetrante e serve a colpire i vari punti vitali del corpo.
Il Sansetsukon è un bastone (kon) ottagonale snodato a tre pezzi uniti da una corda (himo) o da una catena; la parte centrale ha la stessa sezione, mentre i due bastoni laterali hanno una sezione leggermente più larga alle estremità.
Il legno utilizzato ad Okinawa è di quercia rossa oppure si usa un legno nero chiamato Kuruchi.
La corda (himo) gioca un ruolo vitale nel sansetsukon: deve essere ben resistente e ben fissata ai bastoni (kon). La lunghezza della corda (himo) deve essere di tre dita tra i due bastoni (kon), per avere un buon controllo del sansetsukon.
Le tecniche di parata e gli attacchi avvengono o con la parte centrale del sansetsukon o con i due bastoni laterali, dipende dalla tecnica che si esegue. Il vantaggio del sansetsukon rispetto al nunchaku è che, fatto roteare, permette di mantenere a notevole distanza gli avversari.
Il Surunchin è una corda o una catena con due pesi alle estremità.
Le tecniche di parata avvengono con la catena, quelle di attacco con il lancio dei pesi posti all’estremità della catena; si usa la tecnica di roteare la catena con l’intento di colpire o di agganciare gli arti dell’avversario.
L’uso di quest’arma è pericolosa, perché, se si sbaglia, ci si può colpire da soli; per ovviare a ciò la si studia in una fase iniziale con una corda, mettendo alle estremità dei pesi di gomma, in modo da non ferirsi durante l’uso errato dell’attrezzo.
In questi ultimi anni il Kobudo si è diffuso su tutto il territorio nazionale. Viene praticato da ragazzi e adulti di ambo i sessi e ogni praticante di Karate dovrebbe studiare questa arte marziale che va a completare l’arte marziale del Karate.
L’arte marziale, qualunque essa sia, deve portare a conoscere se stessi e come dice Lao Tse:
“Conoscere gli altri è saggezza
Conoscere se stessi è illuminazione
Dominare gli altri è forza
Dominare se stessi è superiorità
Ricco è colui che basta a se stesso”