PUGNOZEN: LA MENTE VIENE PRIMA DEL PUGNO - ACCADEMIA ARTI ORIENTALI ASD
Nel Budo giapponese le principali condizioni per vincere una battaglia sono riassunte in una sola frase.
"Ichi" in giapponese significa "numero uno", mentre "Gan" vuol dire "occhio". La parola composta "Ichigan" sta a significare che la cosa più importante durante un combattimento è sapere quale parte del corpo dell'avversario bisogna guardare.
Il maestro Toguchi dice che nel Karate Budo il punto che bisogna guardare sono gli occhi (lo specchio dell'anima): ci si concentra così sullo spirito dell'avversario, arrivando a conoscere l'intenzione dell'avversario per intuizione.
Nelle arti marziali a mani nude, Metsuke (il punto del corpo dell'avversario che dobbiamo guardare) è dunque la zona degli occhi.
Non bisogna nè fissare gli occhi né guardare dentro di essi, dobbiamo guardare con calma gli occhi dell'avversario socchiudendo leggermente i nostri, ma senza mettere alcuna forza nelle palpebre e non bisogna neppure mettere tutta la propria attenzione negli occhi.
Guardando il Metsuke, bisogna arrivare a vedere l'intero corpo dell'avversario dalla punta dei piedi alla sommità del capo. Lo scopo finale di guardare il punto Metsuke è arrivare a possedere Shingan, l'occhio della mente, che ci consente di leggere nella mente del nostro avversario. Una volta arrivati a Shingan (l'occhio della mente) potremo effettuare l'attacco Sen Sen No Sen. Con un corretto Metsuke è possibile raggiungere un livello elevato della mente e dello spirito.
"Ni" significa "numero due", mentre "Soku" vuol dire piede. Quindi Nisoku indica che in ordine d'importanza la seconda condizione è il piede. In questo caso il termine piede ha quattro significati.
Esso sta a indicare:
1) La posizione
2) Unsoku (il modo di camminare)
3) La postura del corpo
4) Maai (la distanza fra i due combattenti)
1) La posizione
Quindi la seconda condizione è come tenere il corpo durante il combattimento.
Nella vita di tutti i giorni ci sono tre posizioni fisiche fondamentali che assumiamo:
a) La posizione in piedi
b) La posizione seduta
c) La posizione da sdraiati (raramente utilizzata in combattimento).
Durante un combattimento perdere l'equilibrio può diventare fatale; uno dei mezzi che ci aiutano a mantenere l'equilibrio è il tenere il collo diritto con il mento rivolto verso il petto e lo sguardo negli occhi (meitsoku) dell'avversario. Nel Karate Budo una tecnica importante da studiare è come sbilanciare l'avversario, se riusciremo a farlo saremo grandemente avvantaggiati nel combattimento.
Tra le varie posizioni del Karate Goju ryu, Sanchin Dachi viene considerata la miglior posizione per il metodo di combattere di questo stile.
Sanchin Dachi viene eseguito in due fasi: dapprima si assume la posizione dell'anatra che cammina, in cui entrambi i talloni sono ruotati verso l'esterno in modo che le ginocchia siano rivolte verso l'interno e leggermente piegate. Quando i piedi e le gambe sono in questa posizione, i glutei sporgono naturalmente in fuori, mentre la parte superiore del corpo è leggermente inclinata in avanti. Questa è la prima fase della posizione.
Nella seconda fase il bacino viene fatto ruotare in avanti e verso l'alto. In tal modo la parte superiore del corpo si raddrizza; se manteniamo la punta dei piedi rivolta verso l'interno, i muscoli delle gambe si contraggono e anche le giunture delle ginocchia e delle caviglie saranno saldamente bloccate.
Se ruotiamo il bacino verso l'alto con forza sufficiente, i talloni tenderanno a ruotare verso l'interno, i piedi a questo punto sono saldamente attaccati al suolo e resistono alla rotazione.
Bisogna ricordare che è la posizione del bacino che fa ruotare i piedi e non viceversa; se tale procedura viene adottata correttamente, la posizione diventa molto solida e stabile. Il centro di gravità sarà automaticamente centrato nel Tanden (punto energetico situato al centro del corpo tre dita sotto l'ombelico), la colonna vertebrale sarà verticale, in altri termini si acquisisce un equilibrio perfetto.
Grazie a Sanchin Dachi è possibile sviluppare anche un forte Ki (energia interna) e chi è abile in questa posizione può muoversi rapidamente senza perdere l'equilibrio e può sviluppare molta forza. È in grado inoltre di passare facilmente da questa posizione ad altre come Zenkutsudachi (posizione in avanti), o Neko Ashi Dachi e viceversa.
Ecco perché Sanchin Dachi viene considerata non solo la posizione fondamentale del Goju Ryu, ma anche quella basilare per il combattimento.
2) Unsoku
Il modo di fare il passo viene chiamato in giapponese Unsoku "Un" vuol dire portare qualcosa, mentre "Soku" significa piede. Unsoku ha il significato di trasportare il proprio piede.
Nel Karate Budo esistono quattro tipi di Unsoku:
a) Ayumiashi (camminare)
b) Suriashi (scivolare)
c) Unsoku Kaiten (girare)
d) Choyaku (saltare)
a) Ayumiashi
Ayumiashi è l'usuale modo di camminare spostando prima un piede e poi l'altro. Il modo di camminare di Sanchin Dachi con un movimento a semicerchio è una forma di Ayumiashi.
b) Suriashi
Suriashi sta a indicare uno spostamento del corpo effettuato facendo scivolare entrambi i piedi sul pavimento; in questa posizione i piedi si spostano secondo una linea retta e non a semicerchio. Si tratta di uno spostamento che ci consente di mantenere un Maai (la distanza di combattimento) per noi vantaggioso.
Il principio base del combattimento di Goju Ryu è di combattere stando vicini all'avversario. Quindi Maai, la distanza, deve essere tenuta corta per essere in grado di effettuare delle tecniche efficaci.
Esistono due tipi di Suriashi:
1) Yoriashi.
Quando avanziamo si scivola prima con il piede anteriore e poi con quello posteriore.
Quando indietreggiamo si scivola prima con il piede posteriore e poi con quello anteriore.
Quando ci si ferma, in entrambi i casi si ritorna nella posizione di Sanchin Dachi.
2) Kuriashi.
Quando avanziamo, dobbiamo scivolare in avanti prima con il piede posteriore e poi con l'altro.
Quando indietreggiamo, dobbiamo scivolare prima con il piede anteriore e poi con l'altro.
Quando ci si ferma, in entrambi i casi si ritorna nella posizione di Sanchin Dachi.
Chi raggiunge la maestria in Suriashi, riesce a mantenere il proprio Maai, la distanza preferita con l'avversario, elemento importante durante un combattimento.
c) Unsoku kaiten
Il termine giapponese "kaiten" significa girare.
Unsoku kaiten è la tecnica che ci consente di cambiare la direzione frontale girando sui piedi; viene usata quando è necessario voltarsi per fronteggiare un avversario che ci attacca da dietro, oppure quando esegue una tecnica di leva o una proiezione.
Sanchin Kata ci insegna la tecnica base per girare e in Unsoku Kaiten di Goju ryu si incrocia sempre una gamba davanti all'altra.
d) Choyaku
Choyaku, che significa saltare, non è una forma comune di spostamento nel Karate Goju ryu Shorei Kan.
Nel Goju Ryu si combatte stando vicino all'avversario e pertanto solo poche tecniche utilizzano dei salti.
3) La postura del corpo
Non inclinarsi in avanti, indietro, a sinistra o a destra , guardare diritto davanti a sè, tenere il peso del corpo ben centrato, ruotare il bacino in avanti e verso l'alto in modo che la colonna vertebrale sia ben diritta e i glutei non sporgano in fuori, tenere giù le spalle.
4) Maai
Nel Budo, di regola, le tecniche di combattimento sono state studiate per combattere contro un solo avversario alla volta. Maai è la distanza tra noi e il nostro avversario.
Il Maai ideale è quella distanza che permette a noi di attaccare con facilità e che impedisce all'avversario di attaccarci; tale distanza dipende dalle dimensioni del proprio corpo e dalla propria capacità di eseguire Unsoku (spostamento).
Quando rompiamo il Maai dell'avversario rendiamo quest'ultimo incapace di attaccarci. Pertanto, nel Karate Budo gli antichi praticanti studiarono seriamente come rompere il Maai nemico e come proteggere il proprio corpo.
Nel Karate Goju Ryu Shorei Kan il Maai (la distanza di combattimento) è in genere molto corto, le tecniche di combattimento vengono scambiate ad una distanza di due piedi fra la punta dei nostri piedi e quelli dell'avversario.
Questo tipo di Maai viene chiamato Tatakai No Maai, ossia distanza di combattimento, da cui è possibile colpire l'avversario con pugni o calci. Prima di attaccare si sta ad una distanza maggiore dall'avversario per osservare i suoi movimenti, tale distanza viene chiamata Sonae No Maai o distanza di vigilanza.
Quindi è assolutamente necessario aumentare la propria abilità nell'eseguire Unsoku (spostamento) in modo particolare Suriashi; se in un tempo molto breve riusciremo a coprire una lunga distanza, avremo un grande vantaggio in combattimento.
Per questo nel sistema Shorei Kan esistono molti esercizi di combattimenti prestabiliti a due come Kiso Kumite (combattimento a coppie in sei passi), Bunkai Kumite (combattimento a coppie della sequenza dei kata), Jissen Kumite (combattimento reale) ecc.
Nei primi tre Kiso Kumite, Sonae No Maai (distanza di vigilanza) e Tatakai No Maai (distanza di combattimento) coincidono; nel quarto e quinto Kiso Kumite dalla posizione di vigilanza Sonae No Maai si passa alla distanza di combattimento Tatakai No Maai, utilizzando Suriashi (Scivolata in avanti) nella posizione di Sanchin Dachi (posizione a clessidra). Tali esercizi sono stati messi a punto per migliorare gradualmente la capacità di Unsuku (spostamento) dell'allievo in particolare di Suriashi (scivolata in avanti) e per acquisire una migliore sensibilità per entrambi i Maai, Tatakai No Maai (distanza di combattimento) e Sonae No Maai (distanza di vigilanza).
A livello di cintura nera bisogna allenarsi ad aumentare la distanza di vigilanza e ad accorciare il tempo per passare alla distanza di combattimento. Per questo motivo chi pratica il Karate Budo deve studiare seriamente Maai (la distanza di combattimento) e cercare di mIgliorare la propria abilità in Suriashi (spostamento in scivolata).
Santan
"San" significa "numero tre", mentre "Tan" vuol dire "fegato".
La terza condizione implica dunque la necessità di avere la forza mentale e spirituale per combattere.
Shiryoku
"Shi" significa "numero quattro", mentre "Ryoku" vuol dire "forza".
La quarta condizione, in ordine d'importanza, rappresenta la forza fisica (Kei-forza interna e Riki-forza esterna muscolare) e l'abilità nell'esecuzione delle tecniche di combattimento.