PUGNOZEN: LA MENTE VIENE PRIMA DEL PUGNO - ACCADEMIA ARTI ORIENTALI ASD

ARTICOLI RAJA YOGA

Sperimentare il Silenzio

COSA E' IL SILENZIO

Il Silenzio di cui vi parlo non è assenza di suoni e di rumori, e non consiste neppure nel non parlare.

Silenzio è soprattutto non verbalizzare con noi stessi.

Per cui, se anche sediamo calmi e rilassati, centrati nel nostro punto interno di quiete, intendo col nostro centro ben tranquillo, potremmo non essere affatto nel silenzio. Potrebbe esserci ancora tensione, la tensione di voler acquisire qualcosa (il silenzio, magari !), l'aspettativa ansiosa di sperimentare qualcosa (ancora il silenzio). Siamo in attesa di qualcosa, abbiamo ancora il senso del tempo : stiamo aspettando che il tempo ci aiuti ad acquisire qualcosa che il mondo esterno non ci ha ancora dato. Siamo di fatto radicati nell'EGO, nell'IO, nel ME, attaccati al passato, a ciò che abbiamo già sperimentato.

E dovunque c'è esperienza, ci deve essere il concorso della memoria, altrimenti non potremmo identificare l'evento, riconoscerlo, e reagire di conseguenza. Per convertire un evento in esperienza, infatti, bisogna prima identificare, poi riconoscere, poi reagire.

E' la civiltà che ha insegnato all'uomo ad investire gran parte della sua vita in attività acquisitive, sia sul piano materiale che su quello intellettuale, a possedere e ad accumulare.

E' un incessante movimento mentale, condizionato dalla nostra cultura, educazione, dal nostro vissuto individuale. Dentro di noi c'è in realtà la profonda convinzione che questi movimenti della mente siano ciò che chiamiamo vivere : uscire con la mente all'esterno e riportare indietro qualcosa, oppure uscire all'esterno e agire su qualcosa, o reagire a qualcosa.

Ebbene, non potremo sperimentare il silenzio, se non comprenderemo che questi movimenti della mente sono condizionati e limitati.

Intendiamoci bene : non è possibile abbandonarli totalmente, questi movimenti mentali. Abbiamo bisogno di usare la mente, e di usarla bene, come abbiamo bisogno di cibo, riparo, vestiti, sicurezza, gratificazione, e di relazionarci con gli altri.

Usiamo la mente bene, dunque, ma comprendiamone i meccanismi ed i condizionamenti. E' con tale comprensione che cambia il nostro rapporto con la mente.

Quando non ci sarà più questo movimento mentale, si potrà parlare di SILENZIO.

Un detto famoso di Lao-Tzu dice :

"IL SILENZIO È LA GRANDE RIVELAZIONE".

Per comprenderne il senso, e scoprire quale rivelazione può essere trovata nel silenzio, dobbiamo esporci al silenzio.

Per sperimentare quanto vi sto dicendo, vi propongo un semplice esercizio :

- Assumete una posizione comoda. La schiena è diritta. I piedi paralleli ben appoggiati a terra. Le mani posate sulle gambe a palmo in giù e dita distese.
- Chiudete gli occhi.
- Ora vi invito a conservare il silenzio per dieci minuti.

Anzitutto vi sforzerete di raggiungere il silenzio più totale possibile, del cuore e della mente, intendo delle emozioni e dei pensieri.

- Raggiuntolo, esponete voi stessi, senza riserve, a qualunque rivelazione esso vi apporterà.
- Aprite gli occhi dopo dieci minuti e comunicate agli altri, se l'esercizio è fatto insieme, o annotate cosa avete sperimentato. Descrivete ora il silenzio e le sensazioni che avete sperimentato.

L'esperienza di chi tenta questo esercizio è assai varia. I più scoprono con sorpresa che il silenzio è qualcosa cui semplicemente non sono abituati, e che, qualsiasi cosa facciano, non riescono ad acquietare il ribollire delle emozioni e il continuo vagabondaggio dei pensieri.

Sapere che la nostra mente divaga è certo una rivelazione su noi stessi; anche il tipo di divagazione lo è. 

Ma sapere ciò non basta. Dobbiamo prendere tempo per sperimentare questa nostra mente continuamente distratta.

Già il fatto che siamo consapevoli che la mente è distratta significa che abbiamo comunque raggiunto un certo grado di silenzio minimale. Più il silenzio cresce entro di noi, più rivelerà noi stessi a noi. E questa è una prima rivelazione del silenzio : il nostro io.

Scopriremo allora che rivelazione non è conoscenza ma potere. Un potere che ci trasforma.IL RUMORE E I SUONIEsponendoci al silenzio, acquisteremo subito la capacità di percepire più sfumature di suono e, soprattutto, di diventare insensibili ai rumori, anche a quelli molesti.

Come non venire disturbati dai rumori ?

Sembra un trucco e in effetti lo è. Scegliamo un rumore molesto : un rubinetto che sgocciola, una moto che passa, la televisione accesa.

Poniamoci in stato di rilassamento profondo. Ora non respingiamo il rumore, ma accogliamolo dentro di noi. Analizziamolo, scomponiamolo nelle sue parti : scopriremo presto che nel cuore di ogni rumore vi è il silenzio. Ogni vibrazione è fatta, nella maggior parte, di silenzio, di pause.

Per quanto riguarda i rumori, esiste una semplice tecnica per evitare che ci infastidiscano.

Eccola.

RUMORE IMPROVVISO

Fissarlo nella mente con una parola-chiave, sempre la stessa. Ad esempio "RUMORE".

Poi lasciarlo scorrere. Non respingerlo.

RUMORE IMPROVVISO MOLTO FORTE E FASTIDIOSO

Fissarlo ancora con la parola-chiave "RUMORE".

Dato che è stato anche fastidioso, e che probabilmente ci ha fatto sussultare, rinforziamo il nostro distacco da esso con una seconda parola-chiave, ad esempio "MENTE IRRITATA".

Poi lasciarlo scorrere.

RUMORE RICORRENTE E RIPETITIVO

Fissarlo al sorgere, quando inizia, con la parola-chiave "SORGE"

Quando sparisce, fissarlo nella mente con la parola-chiave "DECADE".

Poi, ancora, quando ricomincia : "SORGE" / "DECADE" ... "SORGE" / "DECADE" e così via, fino a quando non lo sentiamo più.

RICORDATEVI CHE :

L'accorgimento, il "trucco", consiste nel "fissare" il rumore con la parola-chiave in uno strato esterno della mente.

All'interno, invece, la calma viene mantenuta senza sforzo.

Noi restiamo immobili dentro di noi, ma non fermi : noi fluiamo con il fluire della Vita e della Realtà, restando come attaccati alle sensazioni.L'ASCOLTO.

Mettiamoci in una posizione comoda, chiudiamo gli occhi e rilassiamoci profondamente.

Ascoltiamo il silenzio.

Non creiamoci alcuna aspettativa, non cerchiamo nulla di sensazionale, che so : ispirazioni, illuminazioni, introspezioni. Nulla. Anzi, non cerchiamo affatto.

Limitiamoci ad osservare quello che accade, quello che affiora alla nostra consapevolezza.

Se il nostro atteggiamento mentale è corretto, 

"QUALSIASI COSA ACCADA È BENE. E SE NULLA ACCADE, È BENE LO STESSO".

Cosa abbiamo in realtà fatto ? Ci siamo messi in ASCOLTO.

L'atteggiamento da tenere è di vigile attesa, senza anticipare né aspettare alcun risultato.

Stiamo trasformando quella che era una maggiore conoscenza di sé nella Consapevolezza del Sé. 

Conoscenza è un fatto prevalentemente mentale. 

Consapevolezza implica intuizione , emozioni, una percezione globale di cui la parte intellettiva è solo una parte. 

La consapevolezza non va quindi cercata nella spiegazione ma nella sperimentazione. Ognuno deve mettersi in gioco direttamente e completamente, e sperimentare da sé. 

E' quello che i buddisti Zen chiamano TAIKEN.

Vi propongo ora una riflessione sul silenzio :

INVITO AL SILENZIO

- Le mie parole sono solo
indicazioni verso il silenzio.

- Parlo perché tu possa
imparare come non parlare.

- Ti racconto delle cose
perché tu possa essere capace di restare silenzioso.

- Chi ha compreso, ha gettato via le parole.
E portato il contenuto in profondità dentro sé stesso.

- Le parole sono solo contenitori.
Il contenuto è il silenzio.

COME SI SPERIMENTA IL SILENZIO

E' facile capire che, per avere la consapevolezza del silenzio, occorre starci dentro, starci insieme.

Questo si ottiene sospendendo volontariamente l'attività mentale.

Se non riconosciamo ciò, potremmo sederci dieci ore al giorno con gli occhi chiusi e dire a noi stessi : "Che io raggiunga la serenità e la pace della mente". Non accadrà nulla.

Se invece riconosciamo i movimenti mentali per quello che sono, cioè altro dalla vita, siamo subito nel Silenzio.

Non occorre alcuna tecnica : la comprensione è semplice e naturale, non ha bisogno di nulla.

Però, quando comprendiamo la natura del movimento mentale, il nostro modo di vivere quotidiano cambia : scompare la rigidità del vivere di ogni giorno, la durezza, la tensione della competizione, l'avidità, i conflitti, l'ambizione. E' come se lavassimo il nostro essere interiore dalla sporcizia : diventa pulito.

Mettiamo in chiaro un altro punto : ciò che sto dicendo non è un giudizio contro la mente.

La nostra mente è uno strumento meraviglioso e indispensabile. E' alla base della conoscenza scientifica del mondo, noi compresi. Ciò che desidero mettere in evidenza è che, se vogliamo ottenere la "pace della mente" e sperimentare il Silenzio, cioè se vogliamo veramente incontrare noi stessi, i movimenti mentali vanno sospesi. Solo questo.

Naturalmente, per sospendere tali movimenti, occorre individuarli e riconoscerne i meccanismi.

IL SILENZIO E' ASSENZA DI MOVIMENTO

Già ho detto che c'è in noi la convinzione che vivere sia muoversi con la mente, uscendo e rientrando in noi stessi.

Noi, in realtà, identifichiamo il movimento con la vita : ciò che si muove, vive, e ciò che non si muove è morto. Ecco perchè il silenzio fa spesso paura, perchè l'assenza di movimento è legata alla morte. E allora anche il Silenzio lo è.

Non c'è però scelta. Se vogliamo sperimentare il silenzio, dobbiamo sospendere i movimenti mentali, e accettare quindi di "morire". Anzi, dobbiamo "Imparare a morire", esattamente come quando desideriamo renderci pronti al cambiamento continuo che costituisce il flusso della vita.

Noi siamo abituati a volgerci in avanti verso il futuro e, all'indietro, verso il passato. Ma sappiamo che il futuro è già contenuto come potenzialità nel presente, e sappiamo che il momento presente è la conseguenza degli eventi del passato.

Ma, se noi riusciamo a rimanere nel presente, a sperimentare lo STARE, ecco che ci troveremo nel Silenzio, perchè nel momento presente non c'è movimento volontario della mente e siamo come portati dal flusso stesso della realtà.

Ecco allora che il Silenzio non è in realtà assenza di movimento. 

Possiamo ancora muoverci, ma solo attraverso di noi.

Essere nel Silenzio significa essere liberi da ogni condizionamento. Ma dobbiamo allora accettare l'insicurezza, che deriva dall'esserci liberati dai condizionamenti, e rinunciare ad avere il controllo sulla nostra vita, e su quella degli altri.

Non è in realtà solo una questione di insicurezza, ma anche di Umiltà. Ci vuole umiltà per lasciare che la vita agisca su di noi, e non averne quindi il controllo, anzi, rinunciare consapevolmente ad ogni controllo. Per questo, occorre rimanere consapevolmente nel presente, occorre STARE.

Se siamo nel presente, siamo nuovi ad ogni momento, rinasciamo ad ogni respiro, pronti ad affidarci, ad accogliere e ad imparare.

Imparare non per acquisire conoscenze da accumulare solo per noi, ma per condividere, per guardare ogni evento con gli occhi spalancati del bambino, per scoprire il mistero di vivere.

Imparare in questo modo è una azione senza tempo, e si può fare solo nel presente. 

COME SI FA A FARE SILENZIO

Occorre liberare la mente dalla sua incessante ossessione di acquisire, sperimentare, conoscere, imparare, fare sempre e comunque qualcosa, permettendo così al silenzio di manifestarsi.

Intendiamoci, le attività descritte sono tutte utili e consigliabili all'uomo, MA occorre rendersi conto che ci impediscono il contatto diretto e genuino con noi stessi, il contatto diretto con il silenzio.

Perchè il silenzio sia possibile, il movimento della mente deve cessare volontariamente, senza opporgli alcun tipo di violenza.

Possiamo utilizzare il suono per entrare nel silenzio.

E' un vero e proprio esercizio, da farsi in due tempi.

Prima, chiudiamo gli occhi e rilassiamoci profondamente. Quando dei suoni, intervallati ma non regolari, ed inaspettati, ci colpiranno, cerchiamo di cogliere l'inizio del suono e poi, separatamente, la fine del suono. Mano a mano che i suoni si succedono, cerchiamo di cogliere questi due momenti.

Prima c'è assenza di suono, poi inizia il suono. Prima c'è il suono, poi è cessato.

Ora, lasciamoci attraversare dal suono, anzi assorbiamolo in noi. Cerchiamo ora di cogliere il punto di silenzio che c'è in ogni suono, il suo centro. Appena riusciamo ad individuarlo, portiamo di colpo la nostra attenzione su questo punto di silenzio, come se "saltassimo" nel centro del suono, ad ogni suono.

Poi il suono diminuisce e svanisce : ritiriamo la nostra attenzione e prepariamoci al salto nel centro del suono successivo.

IL SUONO INTERIORE

Chiudiamo con le dita le orecchie premendo bene gli indici; ed ora contraiamo il retto. Udiremo un suono, come un basso ronzio : è il nostro suono interiore. E' il fruscio del sangue che scorre pulsando in modo ritmico. Non è infatti un suono continuo : il ronzio si alza e si abbassa seguendo le pulsazioni del cuore.

Portiamoci ora al centro di questo suono. Scopriremo che, anche per questo suono, il centro è privo di suono, il centro è puro silenzio

IL SUONO

Chiudiamo gli occhi e ascoltiamo. Osserviamo che il suono è circolare : tutti i suoni giungono da ogni direzione. Per la vista è diverso : io vi guardo, voi mi vedete. La vista è lineare, come una linea che unisce i nostri occhi e ciò che vediamo. Per il suono non è così : noi siamo sempre al centro del suono. Tutti i suoni formano cerchi e noi ne siamo sempre il centro, ovunque ci troviamo. I suoni giungono da ogni direzione.

Quando vi dico : "ponetevi al centro del suono. Immergetevi nel centro del suono", chiudete gli occhi e sentite che ogni suono si sposta verso di voi. L'intero universo è pieno di suoni e diventa come una circonferenza di cui voi siete il centro.

Come mai questo accento sul centro, come mai è così importante sentirsi al centro ? Perchè al centro non esiste suono. Il centro è privo di suono: ecco perchè possiamo sentire i suoni. Potete sentire i suoni solo se al centro siete privi di suono.

Il centro è silenzio, silenzio assoluto. Ecco perchè possiamo sentire i suoni che ci raggiungono, ci avvolgono in cerchi, ci penetrano, entrano in noi.

E noi sappiamo di avere dentro di noi questo centro di silenzio, questo punto di quiete. Una volta scoperto e sperimentato, è per sempre, non ce ne dimenticheremo più.

Quando spostiamo l'attenzione su questo punto, noi siamo lì. Quel punto siamo noi. Nessun suono o rumore ci potrà più disturbare : il suono giunge a noi, ma non può toccarci. Noi siamo e rimaniamo nel silenzio.

Un'altra osservazione sui suoni.

Noi udiamo attraverso le orecchie, ma i suoni non colpiscono la testa. Se ci colpiscono la testa, i suoni sono diventati parole, ne cerchiamo il significato e l'informazione che portano con sè.

Ma se il suono resta un suono, ci colpisce più in basso, all'altezza dell'ombelico. 

E questa è una sorpresa : il centro del suono è nella pancia.

SCOPRIRE CHI SIAMO

E' un conseguimento della sperimentazione del silenzio. Per arrivarci, dobbiamo prima imparare lo Stare. Solo nell'equilibrio di chi sperimenta lo stato di quiete è possibile volere incontrare noi stessi. Perché, per scoprire chi siamo, è bene renderci conto che dobbiamo scendere dentro noi stessi, dobbiamo incontrare noi stessi; ma, prima, dobbiamo volere incontrare noi stessi.

Come ho già indicato, possiamo per questo scopo utilizzare il Suono, o, meglio, il silenzio che è al centro di ogni suono.

Per riassumere, le varie fasi sono:

- Sperimentare il suono interiore.
- Porsi al centro del suono.
- Sperimentare che al centro del suono c'è il silenzio.
- Scendere nel silenzio all'interno di noi.
- Incontrare noi stessi.
- Scoprire chi siamo.

Non c'è altra via che il Silenzio per restare con noi stessi e scendere ad incontrarci.

Scoprire chi siamo ci consente di chiarire a noi stessi il "Cosa faremo da grandi", anzi meglio, il "Cosa saremo da grandi". In altre parole il nostro scopo nella vita, il nostro destino, la ragione per cui siamo qui ora.

Un'ultima osservazione.

Scoprire chi siamo è solo il primo dei tre gradini, indicati da saggi e maestri di ogni tempo e tradizione, sulla via della Consapevolezza.

All'interno del tempio di Delphi era scritto (ora solo la prima scritta è ancora leggibile) :

CONOSCI TE STESSO
POSSIEDI TE STESSO
DIVENTA TE STESSO

Sono tutte azioni che si possono fare soltanto nel presente. Qui e Ora.

Ettore Tessera

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