PUGNOZEN: LA MENTE VIENE PRIMA DEL PUGNO - ACCADEMIA ARTI ORIENTALI ASD

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Meditazione e Rinascita

La nota generale di questobreve discorso è: TRASFORMARSI E RINASCERE.

Sarebbe anzi meglio dire “Trasformarsi per Rinascere”.

Che la caratteristica più evidente di ogni fenomeno vitale sia il movimento e la trasformazione, ormai lo sappiamo per averlo sperimentato giorno dopo giorno. Basta guardarsi attorno: ogni cosa incessantemente cambia.

Ciò che ora mi preme evidenziare è che la trasformazione è continua, sia che lo vogliamo o no , sia che riusciamo ad esserne consapevoli o no. Se noi restiamo però consapevoli, le cose cambiano non “nostro malgrado” ma “attraverso di noi”, con il nostro esserci.

E' per questo che occorre volersi trasformare, voler rinascere, continuamente, momento dopo momento. L'intervento della volontà individuale non presuppone uno sforzo, ma certamente la consapevolezza. Solo se abbiamo imparato a rimanere nel presente, nel qui e ora, possiamo “danzare” con consapevolezza allo stesso ritmo della vita.

Sulla “volontà” occorre una precisazione.

La parola VOLONTA', in italiano, ma anche WILL in inglese, ci suscita come un'idea di sforzo, legato al perseguimento ostinato di un obiettivo. Abbiamo probabilmente in mente l'immagine scolastica di Alfieri (volli, sempre volli, fortissimamente volli), che implica uno sforzo intenso e prolungato, una sorta di violenza contro noi stessi.

Ebbene, io qui uso “volontà” col significato che gli danno gli orientali, ma anche gli psicologi moderni, cioè quello di “atto volitivo”, che non implica in realtà uno sforzo nè una violenza contro noi stessi.

Cerco di spiegarmi con una immagine.

Siamo sul crinale di un monte: possiamo scendere nella valle di destra o nella valle di sinistra. Non c'è sforzo nel volere scendere a destra piuttosto che a sinistra. E' tutta discesa.

Piuttosto, dobbiamo già essere sul crinale del monte, cioè aver raggiunto uno stato di equilibrio. Se non siamo già in equilibrio, se non siamo nel nostro centro, allora sì che l'atto di volontà può richiedere uno sforzo anche molto grande. Ma in concreto, nella vita quotidiana, cos'è che dobbiamo fare?

Almeno due cose, che sono due atteggiamenti. - Anzitutto, non cerchiamo l’evento straordinario che ci cambi la vita: che so, la vincita al superEnalotto, arrivare primi al concorso di miss Italia, o delle Veline; l’illuminazione improvvisa che dura per sempre e stravolge la nostra vita ordinaria. Facciamo invece sì che la nostra vita ordinaria non sia più vissuta da noi in modo ordinario. Rendiamola straordinaria. E come? Vivendo ogni attimo in modo consapevole. Quindi con attenzione, volontà e determinazione, assaporando e celebrando ogni singolo momento.

Facciamo di ogni momento che viviamo una celebrazione. In altre parole, entriamo in un’area dell’essere, un modo di vivere, che sembra ormai ignorato, dimenticato, fuori moda, non più attuale. Parlo di ciò che si può definire la dimensione sacra della vita, con la sua valenza magica e incantata, con i suoi ritmi antichi e i suoi misteri. Qui le religioni non c’entrano e neppure c’entra credere in un dio. E’ qualcosa connesso profondamente all’essere, allo sperimentare individualmente ciò che siamo, qualcosa che ha a che fare con il

“lasciarsi semplicemente esistere”.

E poi, smettiamo di lottare incessantemente contro noi stessi, contro ciò di noi che non ci piace.

Amiamo invece il nemico che è in noi . E dove poi pensate che sia il vero nemico contro cui lottare, se non dentro di noi?

In questo caso, poi, abbiamo probabilmente sbagliato anche avversario : i veri nemici sono i condizionamenti, sono le azioni ed i pensieri “giusti e veri” che tardiamo a fare, o che proprio non iniziamo affatto. Intendo che, più che le azioni non buone o cattive che compiamo, sono i pensieri e le azioni buone e degne che NON abbiamo fatto, e che non facciamo, i veri “peccati”, i veri nemici da contrastare.

Se non restiamo consapevolmente vigili, se non decidiamo di essere dei Guerrieri, che sono saldi perchè sanno chi sono e dove si trovano, in pratica deleghiamo ad altri le decisioni piccole e grandi della nostra vita individuale, giorno dopo giorno.

E questo non riguarda solo noi come persone, come esseri individuali. Riguardasse solo noi, potremmo pensare : “Sono fatti miei, decido io della mia vita.” Posso quindi anche trovar comodo lasciar decidere tutto ad altri, fare il gregario superficiale e sub-umano, rinunciare a pensare con la mia testa.

Ma il fatto è che io, come individuo, sono in realtà legato a tutto ciò che vive da una fitta rete di energia, una ragnatela che unisce proprio tutto, non solo ciò che ci appare vivente. E certamente ciò comporta degli obblighi, dei doveri, nei confronti di tutti gli altri. Se allora io smetto di lottare contro me stesso per avere pensieri ed azioni pure e degne, se rinuncio ad essere consapevole e a vivere nel presente quanto più a lungo riesco, faccio un danno a tutti gli esseri, li appesantisco, impedisco loro di volare liberi. Restiamo nel concreto e nel quotidiano.

Chi si è accostato alla meditazione si è fatto certamente un'idea (ognuno la sua), anche precisa, di cosa la Meditazione sia. Sopratutto, però, abbiamo sperimentato, chi più chi meno, come si fa a meditare; alcuni avranno certamente approfondito, e qualcuno sarà poi anche sceso ad incontrare sè stesso (C'è forse qualcuno in questo immenso spazio interno che si trova in me? C'è nessuno qua dentro?).

Chi poi la meditazione non la conosce, o non l'ha provata, spero si senta incuriosito, molto incuriosito. In realtà, meditare è semplice e naturale . Basta dire a noi stessi :

<Stai qui e ora>.

In pratica, poi, ci sono delle complicazioni, essenzialmente dovute alla mente, ai condizionamenti, ai legami. Eccetera Eccetera.

Le istruzioni per meditare possono essere poche e semplici. Dò per scontato che desideriamo ottenere i benefici che sappiamo la meditazione arreca (la serenità, l'equilibrio, la pace interiore, la conoscenza vera di sè). Per meditare occorre SEDERSISenza SCOPO

Senza SPERANZE

Senza PAURE Usando un termine tecnico, direi “ingegneristico”, occorre essere SENZA ATTRITI

Ma non avere attriti, significa “ Restare aperti di cuore ”.

Cosa avviene a livello mentale?

Ebbene, meditare, o più correttamente, sperimentare lo stato meditativo, significa certamente :

“sacrificare il pensare per l'essere”.

Torniamo un momento a quanto ho detto prima, cioè che, per meditare, basta dire :

Stai qui e ora”.

Questo può far pensare che la meditazione sia solo una tecnica, un metodo (Tecnica magari per rilassarsi, Metodo magari per conoscere Sè stessi).

Non è così.

Certo non è solo così.

Se la meditazione fosse solo una tecnica, si potrebbe imparare leggendo un libro, ricevendo informazioni verbali o scritte, e null'altro servirebbe. Così è per molte tecniche di rilassamento psicofisico, ma non per la meditazione. La meditazione è in realtà una sorta di trucco, la si può solo comprendere e sperimentare.

Vi confiderò un segreto : la meditazione non è in realtà nè un metodo nè una tecnica.

La meditazione è una avventura.

Quando impari a Stare, quando sei e basta, allora esisti semplicemente, e la meditazione accade .

Una volta però compreso il “trucco”, puoi entrare nello stato meditativo quando vuoi e dove vuoi, e rimanere quanto vuoi in tale dimensione, anche 24 ore su 24.

Perchè c'è un secondo segreto relativo alla meditazione : rimanendo nello stato meditativo, possiamo anche agire, cominciare almeno a farlo stando attenti a non turbare la consapevolezza del presente. Cominciamo da piccole azioni manuali, come vestirci lavarci cucinare camminare. Vedremo poi che si riescono a fare anche cose più complesse, come parlare guidare viaggiare in metropolitana.

Questo è possibile mantenendosi centrati. Sperimentiamo dunque che nel centro restiamo in equilibrio, nel centro rimane solo silenzio.

Scopriamo allora che la Meditazione non è contrapposta all'azione , non è un fuggire dalla vita, un ritirarsi, una fuga dalla realtà. Se mai è una fuga nella Realtà con la R maiuscola. E' un punto che approfondiremo.

Meditare è semplicemente un atteggiamento di vita, forse nuovo per noi, e si tratta della nostra vita quotidiana, 24 ore su 24.

Abbiamo compreso e sperimentato come entrare e rimanere nell'occhio del ciclone : attorno a noi turbinano conflitti emotivi, mentali, anche fisici; noi abbiamo però imparato come rimanere al centro, in equilibrio ed in silenzio. Siamo davvero diventati osservatori, anzi testimoni .

Essere osservatori o testimoni non è la stessa cosa .

L'osservatore è uno spettatore, che rimane equilibrato proprio perchè “osserva” dall'esterno gli avvenimenti, anche ciò che a lui stesso accade, anche sè stesso come reagisce e si comporta. Ad esempio, lo scienziato “osserva”, misura e valuta.

Testimoniare è più coinvolgente. Il mistico “testimonia”. Il termine “mistico” è qui inteso nel significato di chi riesce a sperimentare la totalità, il superamento della dualità, di ogni dualità.

Per cui, chi è testimone osserva ciò che accade, ma sperimenta profondamente in sè stesso che ciò che accade, accade anche a lui; sperimenta cioè che è totalmente coinvolto in ogni accadimento, perchè in realtà egli fa parte del tutto . E ciò avviene senza turbare il suo equilibrio, senza coinvolgerlo emotivamente.

Egli è nel suo centro, in contatto con la sua Anima: egli è nella quiete del Silenzio.

Ettore Tessera

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