PUGNOZEN: LA MENTE VIENE PRIMA DEL PUGNO - ACCADEMIA ARTI ORIENTALI ASD

ARTICOLI RAJA YOGA

La Vastità

Nel percorso meditativo c'è un punto che è opportuno approfondire. Per la verità, ce ne sono diversi di punti da approfondire, ma cominciamo con questo, che è situato in uno degli stadi avanzati del sentiero della meditazione.

I gradini, in cui abbiamo diviso per convenienza il cammino meditativo, sono :

RILASSAMENTO PROFONDO

Rilassamento fisico
Rilassamento emotivo
Rilassamento mentale
Allineamento ed integrazione al Sè

VISUALIZZAZIONE

Visualizzazioni visive, uditive, olfattive, tattili, gustative
Visualizzazioni progressive e complete
Visualizzazioni empatiche (mondo minerale, vegetale, animale)

CONCENTRAZIONE

Scoperta e sperimentazione dello spazio interno Creazione ed utilizzo del luogo di riposo Integrazione all'Anima

MEDITAZIONE

Meditazione riflessiva o con seme Meditazione creativa o senza seme Meditazione ricettiva o di ascolto

CONTEMPLAZIONE

Sperimentazione e superamento della Vastità Autoriflessione Cosciente Integrazione allo Spirito

ILLUMINAZIONE

Il punto che cercheremo ora di approfondire è quello della Vastità, che fa parte del gradino della Contemplazione.

La Vastità, così come è qui intesa, è una qualità del Vuoto e del Silenzio , un vero e proprio stato di coscienza modificata. E' ciò che Buddha chiamava SUNYATA, la Vacuità.

Chiariamo subito che si tratta di uno stadio intermedio, transitorio, del percorso di evoluzione spirituale. Per i più, si manifesta come "assenza di valori" , come grigiore e noia di vivere : niente è più importante, nè lavoro nè affetti familiari nè divertimenti; nulla sembra valere la pena di uno sforzo anche minimo, tanto le persone e le cose sono piatte e grigie e senza alcuna importanza.

Per altri è solo una noia insopportabile, specie durante la meditazione; anzi, meditare diventa faticoso e difficile. Niente sembra valere la pena di essere fatto. Oblomov, l'eroe di un famoso libro della letteratura russa del primo ‘900, personifica assai bene questo vero e proprio "male di vivere".

Ebbene, ciò che ho descritto è un passaggio obbligato che tutti incontrano, prima o poi, nel percorso meditativo. Non serve usare la volontà, che sembra essere svanita, non serve sforzarsi (ogni sforzo sembra destinato al fallimento) : ciò che serve è la determinazione , l'atteggiamento cioè del Guerriero.

La psicologia moderna occidentale ha spiegato molto bene in cosa consiste questa sensazione di "straniamento" che si ritrova praticamente in ogni percorso di maturazione dell'individuo.

Il processo di integrazione dell'Ego porta su di un percorso di superamento dell'Ego stesso : quando diventiamo gradualmente consapevoli dei condizionamenti e dei vincoli in cui ci troviamo a vivere (tradizione, cultura, società, stato sociale, educazione, ecc.), rimuoviamo coscientemente alcuni di tali condizionamenti. Questo ci fa però perdere i nostri punti di riferimento, pochi o molti, e con essi parte della nostra identità. Se non abbiamo punti di riferimento, la mente (ed il nostro Ego) non sa più chi è : se non siamo ben inquadrati in precise categorie e caste sociali, non sappiamo più chi siamo.

In realtà non è affatto così, ma in questo modo viene percepito dall'Ego. Di qui la sensazione di straniamento, che può portare a vere e proprie malattie mentali di dissociazione dalla realtà.

Non è così in realtà,ho detto. Pensiamo all'oceano : non ha punti di riferimento, ma non per questo se lo navigo non so chi sono o dove sono.

Oltre all'utilizzo della determinazione, come detto sopra, esiste un'altra via, quella della Spontaneità e della Naturalità : la via del SAHAJ YOGA.

Invece di rafforzare: Determinazione.Volontà. Autocontrollo. Perseveranza

Possiamo basarci su: Spontaneità. Felicità. Resa alla vita. Abbandono

La chiave per ciò è sempre la CONSAPEVOLEZZA.

Secondo la via del Sahaj Yoga, meditare allora è ritrovare la felicità di vivere, quella felicità che si sprigiona quando tutto l'essere umano entra in funzione.

Per inciso, questa è la via del TANTRA Ma nomi e definizioni sapete bene che non sono importanti. Più che altro, sono una esigenza della mente che ama classificare, controllare, misurare, possedere.

Ciò che sappiamo essere realmente importante è l'ESSERE.

SPERIMENTARE LA VASTITA'

Mi riferisco allo sperimentare l'espansione della coscienza, all'abbandonare i confini della nostra personalità, dell'Ego, ma non certo per piombare nella nebbia e nella noia descritte sopra.

Abbandonare i nostri punti di riferimento, le nostre "ancore" emotive e mentali, è in realtà il percorso verso la LIBERTA'.

Ricordate? "Gli uccelli hanno nidi, gli animali hanno tane, ma i figli dell'uomo non hanno dove posare il capo".

Praticamente tutti i libri sacri delle maggiori religioni fanno riferimento a questo stato di "straniamento", all'esperienza della Vastità.

Deve essere chiaro che solo una è la via : mentre si abbandonano i riferimenti esterni del nostro Ego, rimuovendoli consapevolmente uno dopo l'altro: vanno gettati "ancoraggi" al nostro interno, cioè dei nuovi punti di riferimento, non più al livello della Personalità (l'Ego), ma del nostro Sè integrato, o Sè Superiore che dir si voglia. Viene così riacquistato l'equilibrio che ci permette di sapere chi siamo e di sentirci una unità di coscienza, ma su di un livello più sottile. Possiamo chiamarlo anche un "livello superiore", ma è solo una questione di definizione.

Ciò che conta è che ora sperimentiamo di non essere più una goccia d'acqua all'interno di un piccolo ruscello, ma di essere nell'oceano, anzi, di essere l'oceano.

Non abbiamo perso l'individualità, siamo sempre noi, ci percepiamo come una unità di coscienza, ma non siamo più legati al mondo dell'apparire, dove ci tocca recitare una parte, o più parti, spesso come un pessimo attore.

Ora comincia ad essere sufficiente essere semplicemente "come siamo realmente" . E' uno stato di grazia. E' certamente uno stato di grazia , uno stato di intensa e continua consapevolezza.

E' opportuno un chiarimento sul "livello superiore" di cui ho parlato sopra. Cerchiamo di capirci.

Inorgoglirsi e credersi superiori agli altri è certo un segno di immaturità; ma l'aver stima di sè NO , lo stimarsi perchè sappiamo chi siamo, NO . Purtroppo oggi viviamo in una società dove i valori hanno perso in gran parte il loro significato (intendo i valori etici), o almeno hanno mutato significato rispetto a 50, 100, 200 anni fa. Ciò è un fatto normale, è la "storia".

Il fatto è che però, nel mondo d'oggi, chi è sereno passa per egoista; chi è libero di spirito, chi ha indipendenza vera di giudizio, passa spesso per cinico; chi si rispetta, chi si stima perchè conosce chi è e quale è il suo posto, passa per arrogante e presuntuoso.

Torniamo allo "stato di grazia", all'essere semplicemente come siamo.

Qualcuno potrebbe dire a questo punto :"Ma allora questa è l'Illuminazione!" NIENTE AFFATTO!

Io ho ancora i miei difetti, i peggiori magari, alcune delle mie paure e tanti dubbi irrisolti. Non può essere l'illuminazione di cui alcuni parlano tanto a sproposito!

Ciò che in realtà ho sperimentato è che, lasciando gradualmente l'Ego, con i suoi limiti ed i suoi miopi punti di riferimento che gli danno continue conferme che esiste, io posso rendermi libero come individuo , senza sforzo, con un semplice atto di volontà, libero dai condizionamenti tutti, libero di essere come sono realmente.

Come spesso accade, non sono stati mistici, saggi o filosofi (nell'accezione formale di "amanti della conoscenza"), ma i poeti ad esprimere, con poche parole e semplici immagini straordinarie, questo senso di "Vastità".

Vi porto due esempi.

Là fuoriesce il Tritone

Il primo è il Leopardi de "L'infinito". Ricordate?

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare.

Il secondo esempio è "Portovenere" di Montale.

flutti che lambiscono
Le soglie d'un cristiano
Tempio, ed ogni ora prossima
E' antica. Ogni dubbiezza
Si conduce per mano
Come una fanciulletta amica.
Là non è chi si guardi
O stia di sè in ascolto.
Quivi sei alle origini
E decidere è stolto;
Ripartirai più tardi
Per assumere un volto.

Il Buddha disse:

Lasciati andare alla deriva.
Scorri con la corrente.
Lascia che ti conduca all'oceano.
(Buddhacaryavatara)

Ettore Tessera

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